Parcheggiare in Cina

Post di Paolo Martini 10 Ott 2011

Il mercato asiatico è un’alternativa valida ai bassi tassi breve offertii da Svizzera, Germania e Usa. E anche nel lungo termine è un asset da avere in portafoglio.

In questi giorni il governo cinese ha dichiarato di credere nell’economia italiana lasciando intendere possibili ulteriori investimenti. In pochi anni la situazione si è quindi ribaltata, segno evidente che gli equilibri mondiali stanno mutando. La Cina ha il maggior numero di abitanti al mondo (il 19% della popolazione del pianeta, seconda l’India con il 17%, terza tutta l’Europa con il 6%), è seconda per esportazioni (10% del valore mondiale, seconda solo all’Europa con il 25%) ed è al terzo posto come pil con il 9% del valore complessivo dietro solo a Usa (24%) e area euro (21%). Solo dieci anni fa il pil pesava il 3%, la crescita è quindi spaventosa e molto rapida. Oggi quindi è corretto avere una parte dei propri investimenti concentrati in un’area del mondo che nel breve/medio termine crescerà più del mondo occidentale. Investire in Cina è oggi saggio anche per diversificare gli investimenti. Per investire in Cina, a parte le azioni, ci sono soluzioni innovative che consentono di guadagnare grazie al trend di crescita dell’economia cinese e all’apprezzamento della sua valuta, il renminbi (o yuan), rispetto al dollaro. La Cina negli ultimi anni ha lavorato per iniziare a utilizzare la sua valuta negli scambi internazionali attraverso una serie di accordi bilaterali e, da agosto 2010, il renminbi è quotato e scambiato contro il dollaro. L’apprezzamento futuro della valuta cinese rispetto al dollaro è evidenziato anche dal fatto che oggi, con il 9% del pil mondiale, la quota di riserve del pianeta detenute in renminbi è pari a 0 mentre gli Usa con il 23% del pil vedono il 61% delle riserve mondiali detenute in dollari, contro il 19% del pil dell’area euro e il 26% delle riserve in euro. C’è quindi un evidente squilibrio che, insieme a crescita e politiche monetarie, fa presagire un apprezzamento (circa 4% all’anno secondo il mercato) della valuta rispetto al dollaro. Oggi è possibile dall’Italia, attraverso fondi armonizzati in euro e quota pubblicata sui quotidiani, avere una nuova asset class all’inizio del trend di crescita che offre più rendimento e meno volatilità rispetto ai tassi a breve svizzeri, americani o tedeschi. II tutto poi garantito dal governo cinese con quindi più sicurezza rispetto a un conto corrente presso una banca europea. La Cina è troppo grande per non averla in portafoglio. Farlo con prodotti innovativi che si avvantaggiano della crescita e della sua valuta è un modo intelligente per diversificare la parte a breve dei portafogli. E non solo.