Manager fra le nuvole

Post di Amadeo Furlan 12 Aprile 2011

Ricercare e poi agganciare una corrente ascensionale in aliante equivale per l’imprenditore a trovare le persone giuste e gli strumenti opportuni per il successo della propria azienda

Amadeo Furlan

Perché parlare di volo in aliante e associarlo alla vita manageriale e a quella quotidiana?

Al di là del valore della metafora, che può sembrare in un primo momento fin troppo semplice e banale, voglio descrivere questa esperienza formativa in modo completo, multisensoriale e spiegarvi perché il volo con l’aliante è il primo passo verso la ricerca della libertà.

Libertà alla quale tante persone ambiscono, quella libertà per la quale tante persone sono costrette ogni giorno a lottare, ma soprattutto, quella libertà che rende un individuo unico e irripetibile, libertà che molte volte non percepiamo, e non desideriamo.

La prima volta che ho volato su un aliante ho rammentato le parole contenute nel romanzo di Richard Bach “Il gabbiano Jonathan Livingston”.

In quelle pagine è descritto il piccolo e anticonformista Gabbiano Jonathan che intravede una nuova via da poter seguire, una via che finalmente lo allontana dalla banalità e dal vuoto del suo stile di vita. Il gabbiano non si muove più solo in funzione del cibo, ma è un essere che vive “della luce e del calore del sole, vive del soffio del vento, delle onde spumeggianti del mare e della freschezza dell’aria…”.

È straordinario leggere questa evoluzione dove Jonathan desidera solo poter volare, compiendo così quel gesto considerato tanto inutile, e far partecipi della sua gioia anche i suoi amici, facendo captare loro la sua pienezza, la sua meravigliosa scoperta, ovvero di quanto sia importante e bello poter e saper volare. Gesto che i suoi simili non capiscono, ma soprattutto non accettano, accecati da quei valori materiali nei quali intravedono l’unica ragione di vita. Valori materiali che li bloccano al timore del cambiamento. E per non voler “vedere” e per non voler “provare” arrivano persino a cacciarlo dallo stormo, sentendolo come una sorta di minaccia alla loro mediocre vita. Saranno proprio la forza di volontà, la determinazione, il grande sogno a prevalere su tutti gli ottusi preconcetti dei suoi simili, e così Jonathan continua a volare, e a gioire delle nuove emozioni che riesce a percepire. Emozioni che possono cambiare, mutare come il vento e le correnti.

La straordinarietà è che anche noi possiamo vivere nuove emozioni con totale intensità, perché scegliendo di ri-strutturale possiamo anche “dominarle”.

La metafora del volo in aliante, quindi, può farci riflettere sulla possibilità di affrontare con determinazione il cambiamento? È la metafora giusta per il Change Management? Quali implicazioni può avere una metafora formativa di questo genere?

Gli affetti, il lavoro, i soldi, sono tutti elementi della nostra vita che, per via degli imprevisti e delle variabili della vita stessa mutano costantemente, così come durante il volo cambiano le correnti d’aria, e le condizioni atmosferiche.

Nel mondo aziendale “pilotare un aliante” è come condurre un’impresa, infatti, entrambe sono attività dove, in caso di necessità, è richiesta la capacità di analizzare, pianificare, organizzare e modificare i “piani” di volo prestabiliti.

Il compito del manager, anche in condizioni di incertezza, o di disagio del mercato, è sempre quello di decidere, utilizzando strategie che devono essere vincenti, e che non portino l’azienda in situazioni di stallo, o di assenza di vento.

Il volo si fonda proprio sulla capacità di contenere i rischi entro limiti accettabili, di valutare le situazioni con il massimo autocontrollo, effettuando con rigore una corretta pianificazione. Esattamente come avviene in un’ impresa di successo.

Il volo a vela richiede doti e capacità richieste a sua volta ai Manager delle aziende:

  • prendere una decisione importante in pochi minuti e una decisione meno importante in pochi secondi
  • definire una strategia in base alle condizioni meteo e a quelle del proprio mezzo; tali condizioni sono in parte “certe” e in parte frutto dell’interpretazione/estrapolazione di altre informazioni
  • saper comprendere il contesto e “leggerlo” per decidere se la propria strategia è corretta o richiede aggiustamenti
  • concentrazione, capacità tattiche e strategiche, imparare dagli errori, superare le proprie paure, comprendere le proprie potenzialità
  • saper osare, ma anche saper individuare la soglia di rischio da non superare mai e, a volte, è più importante saper rinunciare

Tutto questo significa saper essere dei decisori, e quando la situazione non consente di andare avanti, di saper effettuare un cambio di rotta, un cambio di strategia.

Ovviamente, c’è chi ha la fortuna di potersi sganciare a 3.000 metri e fare tutta la vita in planata e, chi invece, deve partire da 500 metri e guadagnarsi a fatica i metri (mercato) che gli serviranno per spostarsi e gioire degli splendidi panorami che si possono vedere da lassù. Qualsiasi sia la situazione è anche vero che tutti noi possiamo volare, basta volerlo.

La vita è un mix di correnti ascensionali, e per salire bisogna non solo avere capacità personali, e coraggio, ma soprattutto, è fondamentale sapere cosa realmente si vuole.

Siamo dotati delle necessarie energie per riuscire a tornare a casa dopo un bel volo, come è anche vero che nelle situazioni più difficili, a volte, ci serve un team che ci sostenga.

Buon volo!

Amadeo Furlan