Cosa serve ad una azienda oggi? “Un coach, un formatore o un consulente?”

Post di Amadeo Furlan 23 Dic 2021

Tempo di lettura 4 minuti

QUESTE TRE FIGURE HANNO NICCHIE DI MERCATO DIFFERENTI?

Quando ero dall’altra parte della barricata e lavoravo all’interno delle aziende italiane ed estere, mi trovavo nella difficile scelta di capire qual era la giusta figura professionale per far crescere me e i miei collaboratori. Allora mi domandavo: è meglio un formatore teorico, capace di fornirci strumenti da applicare in azienda, oppure un coach, che nella relazione one-to-one facesse emergere i nostri talenti per migliorare le performance di gruppo o un consulente capace di individuare le perdite di processo all’interno del nostro team di lavoro e renderci maggiormente orientati al risultato?

Domande lecite e risposte difficili da dare, soprattutto quando le poni ad un imprenditore che sta vivendo le difficoltà legate a questo momento storico post pandemico.

Con questo articolo voglio dare un preciso chiarimento a tutti quei grandi, medi e piccoli imprenditori, che vogliono trovare strumenti efficaci per superare la crisi e navigare poi in acque meno tempestose. Voglio, far comprendere quale sia la differenza tra queste tre figure professionali: consulente, formatore e coach.

SAPERSI DIFFERENZIARE E DISTINGUERSI

Trasferirò a tutti voi il mio contributo esperienziale, fatto di 20 anni da manager prima e nei successivi 18 da trainer, psico e business coach e consulente strategico.

Dal punto di vista formale, etico e strutturale le tre figure vanno a soddisfare esigenze specifiche all’interno delle organizzazioni semplici e complesse. Ciò che le unisce è la grande flessibilità operativa, la elevata capacità di capire dove ci sono le perdite di processo operativo e comunicazionale in un’azienda, la capacità di entrare in empatia con le persone a cui si offre il proprio servizio con lo scopo finale di dare strumenti operativi pratici per risolvere le esigenze richieste e arrivare, di conseguenza, al risultato richiesto.

AVERE CHIAREZZA DI CIO’ CHE FAI

Provenendo dal mondo della ricerca medica prima e, poi, per studi successivi, anche di quella psicologica, paragonerò un’azienda, un imprenditore un coach ad un paziente a cui dare un piano terapeutico per migliorare il suo stato di salute.

Per questo motivo, durante il “colloquio-consulto” con gli imprenditori, mi pongo per mia formazione professionale e mentale, come un ricercatore e agisco con un protocollo di anamnesi che lavora sul piano logico, emotivo e viscerale. Questo approccio, strutturato con domande ad apertura di risorse, aiuta a capire la reale utilità ed esigenza di un imprenditore, di un manager o di un direttore di risorse umane per individuare il miglior specialista (trainer, coach, formatore,

consulente), capace di “sanare”, “bonificare”, “recidere”, ciò che determina una bassa performance/produttività.

Attraverso il modello denominato 4 Drive, da me ideato e che si struttura di questionari e interviste, è possibile individuare gli strumenti idonei per una cura efficace, efficiente e soprattutto rapida, in pratica si può capire quale “medico aziendale” scegliere per le esigenze aziendali.

I PROBLEMI SONO SEMPRE GLI STESSI SE HAI UNA CHIARA VISIONE

Dalla mi esperienza, ho compreso che solo chi ha vissuto pienamente la vita aziendale, partendo dal basso e arrivando ai vertici, può capire dove si annidano i problemi, dove si hanno le perdite di processo che comportano la perdita e/o la riduzione dell’utile aziendale.

Ora vediamo che peso e significato hanno le diverse figure di consulente, coach, formatore:

  1. Il ruolo del consulente aziendale: è la parte fondamentale, è quello che fa l’anamnesi di base ed interviene sul problema, è quello che può decidere da quale specialista devi andare. Ovviamente deve essere un consulente “navigato” con anni di esperienza sul campo aziendale, sulla gestione dei gruppi complessi, esperto nel campo organizzativo e nella valorizzazione delle risorse umane. Individuate le perdite di processo, deve lavorare all’ottimizzazione dei processi nel rispetto e valutazione dei KPI (Key Performance Indicator è un indice dell’andamento di un processo aziendale). Le aziende possono necessitare anche del consulente finanziari, il ruolo è, ovviamente, diverso da quello del consulente strategico ed è ideale per quelle aziende che hanno bisogno di diversificare la loro redditività. Riassumendo: la caratteristica distintiva del consulente aziendale è che, eseguita l’anamnesi e presa visione dei problemi sa dove agire e soprattutto, decide cosa fare (in pieno accordo con l’AD e la proprietà) è dispone il da farsi.
  2. Il coach, di certo, non è un consulente, lo possiamo definire come il “preparatore atletico”: il suo compito prevalente è capire quali sono gli elementi che impediscono all’imprenditore di migliorare le sue performance, aumentando l’area di confort ed eliminando i limiti strutturali delle credenze che la mente ci pone. Il lavoro del coach sull’imprenditore, titolare, AD, ha lo scopo di trasferire strumenti di leadership, di comunicazione efficace, di persuasione, di gestione e valorizzazione delle risorse umane, al fine di guidare con successo la propria squadra di persone, verso l’ottenimento del risultato e, di conseguenza, al successo collettivo. Il consulente dà l’orientamento e spiega come arrivare al mare dove si può pescare, il coach insegna a pescare. Per fare tutto ciò il coach si avvale di strumenti comunicativi all’avanguardia, attraverso l’uso sapiente delle “super domande” (non sono domande aperte o chiuse, ma domande che bypassano la struttura superficiale del pensiero e vanno direttamente alla struttura profonda, dove si trovano le “giuste soluzioni”), trova gli spunti più adatti per studiare, con l’interessato, il giusto contesto per operare in totale sinergia, affinché sia lo stesso interessato a trovare la soluzione più ottimale per la sua attività. Individuato il piano operativo, diventa anche il fido scudiero (a tratti talebano) che stimola continuamente l’imprenditore a mantenere fede al piano d’azione stabilito che permetterà di raggiungere l’obiettivo prefissato. I coach di spessore sono quelle figure professionali ben conosciute nelle grandi aziende, e nelle piccole, perché la loro abilità di porre le giuste “super domande” (tecnica che si apprende dalla metodica messa a punto da me che prende il nome di NeuroComunicAzione e NeuroNegoziAzione) aiuta l’imprenditore, in un continuo brainstorming creativo, per portarlo, poi, alla strutturazione di un piano pragmatico di successo ricco di soluzioni ottimali.
  3. Il formatore è un’altra figura determinante nel risanamento aziendale, le sue competenze linguistiche e pratiche trasferite e calibrate in aula, permettono l’applicazione degli strumenti operativi da parte di tutti. Il formatore conosce gli argomenti da trattare e prepara le risorse umane al ruolo che dovranno ricoprire.

A questo punto, avendo ben chiare le differenze fra le varie figure è lecito domandarsi se ci sono figure che possono essere in grado, a seconda della situazione, di ricoprire tutti e tre i ruoli cioè quello di consulente, di coach ed infine il anche di formatore. La risposta è sicuramente affermativa ed è legata al background della persona, alla sua esperienza manageriale, alla formazione che ha fatto, al numero di ore di aula eseguite, ai risultati che ha portato nelle aziende, alla credibilità che ha sullo specifico mercato in cui opera. Pensando sempre alla metafora riguardante la medicina, chi è diventato oggi un primario di un reparto, ha sicuramente intrapreso uno specifico percorso di studi, di esperienze pratiche e sul campo, raggiungendo prima il ruolo di medico, poi di specializzando e infine di primario.

L’ESPERIENZA E LO STUDIO CONTINUO FANNO LA DIFFERENZA

Nei quasi 40 anni di lavoro, ho svolto molte mansioni all’interno dell’azienda, passando da venditore, a responsabile d’area, a direttore delle vendite, a direttore generale fino a diventare amministratore delegato. In questi 40 anni, ho studiato molto, ho fatto corsi presso SDA Bocconi nel marketing e nella gestione delle risorse umane, ho acquisito un master in PNL, uno in ipnosi ho conseguito una seconda laurea in psicologia specializzandomi in malattie psicosomatiche, che mi ha aiutato a comprendere sempre di più le persone che lavorano in azienda. Ho creato modelli innovativi come la DRIVERSHIP, la NeuroComunicAzione, la NeuroNegoziAzione, il pentagramma dell’Identità, ho ricercato e trovato sistemi per entrare in empatia, capendo il lato negoziale /seduttivo di ogni individuo, ho scoperto il significato delle asimmetrie del viso, il significato di ogni ruga e forma del viso.

La mia vita aziendale, mi ha insegnato ad individuare problemi, la formazione mi ha dato strumenti di coaching e la mia esperienza di aula di oltre 30.000 ore mi ha aiutato a capire le persone e portarle diritte al successo.

Oggi, posso affermare che il mio percorso di studi, la mia formazione, le mie esperienze professionali, mi ha portato a ricoprire sia il ruolo di consulente sia di coach sia di formatore.

E’ con totale serenità che oggi offro al mondo imprenditoriale, manageriale, strumenti concreti e unici, per rendere sempre più performanti le strutture aziendali.

Non esitate a contattarmi, un colloquio conoscitivo, ci aiuta a conoscerci e a capire se realmente dentro la vostra organizzazione ci sono reali perdite di processo.

Amadeo Furlan